HARVEST 5-9 OTTOBRE 2016 - Dordolla (UD)
Geo-grafie del quotidiano
Una raccolta intima permette di interpellare i ricordi. È un viaggio sentimentale in cui gli oggetti comuni si mutano in racconto; cose intime che accrescono di valore grazie al potere emozionale.
Una collezione porta con sé l’immagine dei luoghi che l’hanno contenuta, uno spazio vissuto e significato. Attraversare con lo sguardo gli oggetti è l’inizio dell’incontro con le storie che essi raccontano, storie del reale dentro luoghi veri. Le sequenze spaziali in cui sono presenti gli oggetti disegnano la mappa non solo della materialità del luogo, ma di ciò che è possibile immaginare per quel luogo. Disposizioni semiotiche che possono portare a nuove geografie.
Lo scatto della macchina fotografica diventa il punto in cui si fissa e si congela per un attimo la vita degli oggetti, l’immagine di un paesaggio. Il fotografo ne offre la sua teatralizzazione. L’impegno nell’attimo in cui scatta la fotografia segna il momento di compartecipazione e di nascita del legame con quel luogo.
La fotografia rispecchia la scelta del fotografo; è strumento di mediazione, dà significato al territorio e trasforma la rappresentazione del paesaggio in istantanea. Salva i fenomeni nella loro singolarità, li sottrae all’abbandono e all’oblio, ne assicura la custodia e il riguardo. Come il poeta o il pittore, il fotografo quando si trova di fronte a un paesaggio è nello stesso tempo spettatore e attore. Il suo impegno rappresenta un’arma formidabile, non tanto per riprodurre i significati del reale quanto per progettarne altri.
La raccolta nelle sue forme topografiche del quotidiano si trasforma in un processo di conoscenza, essenziale per dilatare il campo d’azione percettivo del presente, che rimanda alla forza autopoietica dello spazio sociale e al «senso del luogo».
La fotografia è anche sperimentazioni, azione diretta tra l’artista e l’immagine del luogo che da attore si trova a ricomporre. Ne consegue una visione soggettiva e parziale della realtà territoriale, ma capace talvolta di proiettare la territorialità verso l’
umanizzazione della natura e la naturalizzazione dell'uomo.
Calarsi nel quotidiano è un esercizio per riacquistare vicinanza con le cose e i luoghi. A volte guardiamo in modo migliore se riduciamo il campo anziché ampliarlo.
Harvest in fondo, rappresenta quel bisogno di quotidianità, tappa necessaria per immaginare una ripartenza. Il processo artistico è azione comunicativa. La fotografia è un dispositivo che agisce nei sistemi sociali come strumento di conoscenza. L’azione artistica, nel suo significato, diventa atto di trasmissione delle informazioni e fattore di relazione tra gli attori sociali coinvolti.
Le pratiche compartecipanti sono uno strumento dell’azione territoriale e, se realizzate, intervengono direttamente nella genesi del luogo che si contraddistingue per la sua peculiarità e il suo significato. In altre parole, si creano le condizioni per sviluppare il processo artistico e alimentarlo attraverso l’azione territoriale praticata dai diversi interpreti.
Harvest «raccoglie» le caratteristiche di un luogo-laboratorio dove sviluppare relazioni. Il processo artistico può così riconfigurare la territorialità, fungere da mediatore. Una territorialità che trova consonanza nell’insieme delle relazioni che le persone estendono con l’alterità, in costante evoluzione, tutt’altro che definita, che spinge verso dei processi di composizione di paesaggi.
Stefano Del Medico
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HARVEST-RACCOLTO | COLLECTION-COLLEZIONE
Il raccolto è una fase della relazione tra la pianta viva e l'uomo. La finalità del raccolto è quella di sottrarre al ciclo della pianta il frutto/seme/parte e renderla disponibile, nell'immediato o nel futuro, per le necessità nutritive dell'uomo. Un fine pratico e necessario alla sopravvivenza. Una collezione è una sorta di raccolto.
Ha delle finalità diverse, ma ne siamo davvero così sicuri? Una può essere quella di soddisfare la necessità del collezionista di possedere o poter disporre di una serie di opere, poterle ammirare, godere della loro presenza, bellezza, emanazione. Dietro ad una buona collezione c'è un buon pensiero, una linea a volte invisibile nell'immediato, che tiene assieme tutti i singoli pezzi, e che ne amplifica il senso.

Un artista è anche un collezionista. Quantomeno un collezionista delle esperienze, delle azioni, delle emozioni, delle relazioni che incontra lungo il suo percorso. Ed è nell'equilibrio di questi accadimenti, nel legame che li unisce, nella trama comune che stringe i fatti alla sua biografia, che si evidenzia il corpo centrale della sua ricerca. Le relazioni, nel mio lavoro, sono determinanti. Rappresentano l'incognita, il cambio di rotta, la revisione, l'eccitazione, la conferma, la scoperta. L'incontro con ogni persona è l'incontro con un nuovo universo. Dordolla è un luogo e se dovessi spiegare a qualcuno dov'è basterebbero poche parole, brevi indicazioni geografiche e stradali. Se invece dovessi rispondere alla domanda “cos'è Dordolla?” la cosa più onesta e limpida che potrei dire è: “Dordolla è un cantiere dove si costruiscono relazioni”. Perché, sia chiaro, le relazioni si costruiscono. Certo, possono nascere per caso, senza intenzione, all'improvviso. Se vogliamo però approfondire, capire, indagare, conoscere, allora ci vuole intenzione. Le relazioni non sopravvivono senza cura, senza attenzioni. Senza responsabilità.
RACCOLTA INTIMA PER COLLEZIONE PUBBLICA
Cosa vorrei fare a Dordolla:
1 - foto dell'interno delle case di Dordolla;
2 - i residenti mi consegnano un oggetto di uso quotidiano;
3 - porto l'oggetto a casa mia, lo utilizzo, scatto una fotografia dell'oggetto nel suo nuovo e temporaneo ambiente di utilizzo;
4 - restituisco l'oggetto al proprietario e gli consegno la foto dell'oggetto.

Le due immagini (interno di una casa di Dordolla e oggetto corrispondente fotografato a casa mia) saranno accostate, mostrate in un unico momento e luogo, cancellando le distanze fisiche e temporali, rendendo fruibile in un solo colpo d'occhio, ciò che non sarebbe possibile vedere sincronicamente. Io dovrò avere cura dell'oggetto finchè ne rimarrò in possesso, così come l'abitante di Dordolla dovrà aver fiducia in me e, successivamente, se vorrà, potrà avere cura della fotografia che gli consegnerò.
Se l'abitante di Dordolla vorrà esporre la fotografia si chiuderà il ciclo della separazione tra ciò che l'immagine rappresenta e ciò che rappresenta l'immagine.

Ciò che l'immagine rappresenta è la relazione. Ciò che rappresenta l'immagine è l'oggetto simbolico della relazione.
Alessandro Ruzzier
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