Per molti anni ho vissuto in una casa di campagna. La proprietaria mi parlava spesso di suo nonno Antonio. Il Nini, così lo chiamavano tutti, è morto un anno prima che io mi trasferissi dove lui abitò e vide nascere i suoi figli e i suoi nipoti. Un uomo tutto d'un pezzo, come si diceva una volta. Un modo di dire forse vetusto ma che a me piace, mi dà l'idea precisa di quello che si intende dire quando si dice così. Uno che quando al sabato mattina venivano le camice nere a chiamarlo per il sabato fascista, lui le cacciava via col forcone in mano.
Ho cominciato a farmi un'idea personale del Nini quando ho iniziato a esplorare questa grande casa, la soffitta, le cantine, il giardino, l'orto, l'officina. E nell'officina ho trovato il tesoro. Non quello delle favole, lo scrigno pieno di monete e gioielli, oggetti stupefacenti e luccicanti, ma un tesoro di attenzioni per un aspetto della vita che in qualche modo oggi torna ad essere così importante e che un tempo era una pratica quotidiana necessaria.
Il Nini era in grado di recuperare qualsiasi cosa e farla rivivere, di rendere duttile l'inalterabile barra del tempo, cucendo e ricucendo la sella di pelle della sua bicicletta fino al completo disfacimento della materia, procastinando la fine dell'oggetto e rendendolo utilizzabile per un periodo oggi impensabile. Sono rimasto stupefatto nello scoprire questa sua metodicità nel raccogliere, ordinare e conservare tutta quella minuteria metallica, e non solo, che si produce in questo smontare, riparare e rimontare continuo. Piccole scatole di metallo, sottratte anch'esse al loro utilizzo originale, riconvertite a contenitori per la raccolta e catalogazione, rivelano il senso attuale di questo fare: la possibilità e capacità del recupero e del riutilizzo delle cose, un gesto e un pensiero moderno e attualissimo.
Oggi si direbbe riduzione dell'impronta ecologia, abbattimento degli sprechi, consumo consapevole, autoriparazione, autoproduzione.
Alcuni suoi disegni ritrovati in un baule testimoniano le sue capacità progettuali, oltre che manuali, non comuni per un operaio delle officine meccaniche delle ferrovie dello stato.
Ho cominciato a farmi un'idea personale del Nini quando ho iniziato a esplorare questa grande casa, la soffitta, le cantine, il giardino, l'orto, l'officina. E nell'officina ho trovato il tesoro. Non quello delle favole, lo scrigno pieno di monete e gioielli, oggetti stupefacenti e luccicanti, ma un tesoro di attenzioni per un aspetto della vita che in qualche modo oggi torna ad essere così importante e che un tempo era una pratica quotidiana necessaria.
Il Nini era in grado di recuperare qualsiasi cosa e farla rivivere, di rendere duttile l'inalterabile barra del tempo, cucendo e ricucendo la sella di pelle della sua bicicletta fino al completo disfacimento della materia, procastinando la fine dell'oggetto e rendendolo utilizzabile per un periodo oggi impensabile. Sono rimasto stupefatto nello scoprire questa sua metodicità nel raccogliere, ordinare e conservare tutta quella minuteria metallica, e non solo, che si produce in questo smontare, riparare e rimontare continuo. Piccole scatole di metallo, sottratte anch'esse al loro utilizzo originale, riconvertite a contenitori per la raccolta e catalogazione, rivelano il senso attuale di questo fare: la possibilità e capacità del recupero e del riutilizzo delle cose, un gesto e un pensiero moderno e attualissimo.
Oggi si direbbe riduzione dell'impronta ecologia, abbattimento degli sprechi, consumo consapevole, autoriparazione, autoproduzione.
Alcuni suoi disegni ritrovati in un baule testimoniano le sue capacità progettuali, oltre che manuali, non comuni per un operaio delle officine meccaniche delle ferrovie dello stato.
L'arte al tempo della crisi
28 febbraio - 23 marzo 2014
Palazzo della Triennale, Milano
a cura di Patrizia Rappazzo
28 febbraio - 23 marzo 2014
Palazzo della Triennale, Milano
a cura di Patrizia Rappazzo